mercoledì 20 febbraio 2013

Politica Etica Responsabilità.

 
Roberto Jonghi Lavarini, candidato alla camera dei deputati, nel centro-destra, come indipendente ne La Destra di Francesco Storace, ha sottoscritto il Manifesto Politico del movimento "Politica Etica Responsabilità", in difesa dei Valori non negoziabili, promosso dalla Onorevole Olimpia Tarzia, attualmente candidata alla regione Lazio con la lista civica "Storace Presidente". "Come in Francia, l'amico Philippe de Villiers, Visconte di Vandea, anche noi, lottiamo per i Valori, ovvero facciamo buona Politica, in difesa della nostra Civiltà europea e cristiana, delle nostre tradizioni, della giustizia sociale e della autentica solidarietà".
 
 
 
 

Nel panorama generale della politica nazionale agitato da inquietudini ed equilibrismi spesso incomprensibili al di fuori dei “palazzi” , il Movimento politico PER Politica Etica Responsabilità vuole rappresentare la convinzione, che nasce dalla vera società civile, che è possibile ancora sperare in una politica “espressione della più alta forma di carità”, credere nella dimensione etica dell’azione politica e realizzare un progetto politico che guarda lontano, assumendosi la responsabilità della difesa dei principi non negoziabili, fondamento della democrazia e dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Il Movimento PER Politica Etica Responsabilità si pone sulla scena della politica nazionale con una chiara identità, che fa riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa e il fatto che, oltre ai nomi già citati, stanno continuano a pervenire messaggi di condivisione da numerosi autorevoli esponenti del mondo politico e istituzionale ci conferma che le istanze del nuovo soggetto politico, rappresentano la convinzione largamente condivisa che, pur nell’ottica di una sana laicità, i cattolici, a pieno titolo “soci fondatori” d’Italia, siano essi presenti nell’impegno sociale,economico e culturale, sia nel mondo politico istituzionale, debbano uscire da un’afasia tattica o convinta, per dare, come protagonisti, un contributo di stabilità al nostro Paese, per riconsegnare alla politica il suo primo compito di costruzione del bene comune e di servizio alla persona fondato sui principi non negoziabili. Viviamo in un contesto intriso di una certa intransigenza laicista che è nemica della tolleranza e di una sana concezione laica dello Stato e della società, ma siamo convinti che quando un politico cristiano interviene nel dibattito pubblico, esprimendo riserve o ricordando principi, non sta manifestando forme di intolleranza o interferenza, perché questi interventi cercano unicamente di illuminare le coscienze, affinché le persone possano agire liberamente e con responsabilità, in base alle autentiche esigenze della giustizia, anche se questo può entrare in conflitto con situazioni di potere e di interesse personale. L’eredità cristiana dell’Italia offre validi orientamenti etici per la ricerca di un modello sociale che risponda adeguatamente alle esigenze di un’economia globalizzata e dei cambiamenti demografici, assicurando la crescita e l’impiego, la protezione della famiglia, l’uguaglianza delle opportunità per l’istruzione dei giovani e l’assistenza ai poveri. Il patrimonio cristiano può davvero contribuire in modo decisivo alla sconfitta di una cultura, largamente diffusa, che relega alla sfera privata e soggettiva la manifestazione delle proprie convinzioni religiose. Le politiche fondate su questa base non implicano solo il ripudio del ruolo pubblico del cristianesimo, ma più in generale escludono l’impegno nella tradizione religiosa dell’Italia, diventando una minaccia per la democrazia stessa, la cui forza dipende dai valori che promuove. Comune radice di tutte queste tendenze è il relativismo etico che contraddistingue tanta parte della cultura contemporanea. Non manca chi ritiene che tale relativismo sia una condizione della democrazia, in quanto solo esso garantirebbe tolleranza, rispetto reciproco tra le persone, e adesione alle decisioni della maggioranza, mentre le norme morali, considerate oggettive e vincolanti, porterebbero all’autoritarismo e all’intolleranza. Ma è proprio la problematica del rispetto della vita a mostrare quali equivoci e contraddizioni, accompagnati da terribili esiti pratici, si celino in questa posizione. Il valore della democrazia sta o cade con i valori che essa incarna e promuove: fondamentali e imprescindibili sono certamente la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei suoi diritti intangibili e inalienabili, nonché l’assunzione del «bene comune» come fine e criterio regolativo della vita politica. “Alla base di questi valori non possono esservi provvisorie e mutevoli «maggioranze» di opinione, ma solo il riconoscimento di una legge morale obiettiva che, in quanto «legge naturale» iscritta nel cuore dell’uomo, è punto di riferimento normativo della stessa legge civile. Quando, per un tragico oscuramento della coscienza collettiva, lo scetticismo giungesse a porre in dubbio persino i principi fondamentali della legge morale, lo stesso ordinamento democratico sarebbe scosso nelle sue fondamenta, riducendosi a un puro meccanismo di regolazione empirica dei diversi e contrapposti interessi”. (Evangelium vitae, 70) Il Movimento PER, che trae forza dal diffuso mondo dell’associazionismo e del volontariato, conta già su diversi amministratori locali in diverse regioni italiane e lancia la sua campagna di adesioni a tutti i cittadini che si riconoscono nel suo Manifesto Politico.
 

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